Nella stagione del covid19 ci siamo ormai rassegnati ad intraprendere relazioni attraverso una barriera di plastica trasparente.
Al supermercato, al bar, in farmacia parliamo separati da una asettica lastra policarbonato e questo, ad ora, sembra quanto di più efficiente sia proposto dalla tecnologia per arginare la pandemia.
Ma gli alberi come reagiscono nelle situazioni di emergenza?
Essi adottano strategie di resilienza.
Quando osservo certi alberi adulti, vecchi, centenari, noto come le perturbazioni meteoriche o patologiche hanno profondamente modificato il loro aspetto, condizionato la forma, la dimensione, la postura e forse contribuito a forgiare il loro carattere.
Trovo infatti che queste piante mostrino una distinta personalità:
alle volte dominante - svettano e sovrastano nella foresta,
alle volte sottoposta - si riducono a bonsai,
altre volte collaborativa - spesso sono in simbiosi, in associazione interspecifica, o in sinergia con animali, vegetali e funghi,
alle volte in competizione e lotta - adottando strumenti e strategie di difesa per la sopravvivenza.
Quello che mi affascina è osservare queste interazioni nell’ecosistema, descrivere questo lento adattamento all’ambiente:
i tronchi piegati dal vento, cariati dai funghi o scavati dal picchio,
i rami contorti protesi alla luce, la crescita maestosa della quercia che si eleva nel paesaggio.
Tutto ciò manifesta sorprendenti “sculture viventi”, simboli di armonia ed equilibrio dinamico, arte della resilienza.
Ora proprio quelle lastre di Plexiglas® che ci distanziano dal mondo fungono da supporto per i miei dipinti; adotto l’antica tecnica della pittura ad olio su vetro, riadattata alla stagione del coronavirus.